giovedì 6 marzo 2008

ARIA DI CAMBIAMENTO... ANCHE PER ME!

Dopo circa nove mesi dal mio debutto sul web, l'esperienza su questo blog è giunta ormai al suo termine: d'ora in avanti scriverò su un nuovo indirizzo, cercando come sempre di migliorare.
Questo cambiamento mi offre l'occasione di ricordare i mesi passati e di compierne un bilancio, ovviamente positivo. Sento di essere cresciuta un pochino anche grazie all'esperienza del blog, la quale probabilmente non sarebbe proseguita se non avessi avuto dimostrazioni di apprezzamento e di sostegno da chi mi legge. Il nuovo blog non presenterà grandi differenze con il precedente se non dal punto di vista di alcuni servizi che prima mi erano negati e di cui avverto ora l'esigenza. Fra le innovazioni maggiori ci sono i commenti: finalmente chiunque potrà commentare senza dover possedere un determinato account. Proseguirò nel segno della semplicità, a partire dalla grafica che resterà pressochè invariata. Seppure semplice e "artigianale" a me piace molto: l'ho sempre immaginata e fortemente voluta così. Rinnovo i miei ringraziamenti a chi mi ha letto, mi legge o mi leggerà.

martedì 4 marzo 2008

DONNE E LIBERTA'

La condizione femminile a partire dal numero di donne che sceglie di entrare nel mondo del lavoro, è mutata notevolmente nell’ultimo ventennio in tutti i Paesi OCSE. Secondo i sondaggi la percentuale di lavoratrici è in aumento, mentre si registra un calo nell’occupazione maschile, complici le scelte sempre più diffuse di pensionamento anticipato fra gli anziani e di frequentare corsi universitari fra i giovani. Globalmente vi è stato un miglioramento netto per le donne: l’aspettativa di vita ha superato del 20% circa quella degli uomini e il divario con l’altro sesso nell’alfabetizzazione si è ridotto della metà. Inoltre l’espandersi sul commercio degli anticoncezionali ha ridotto di un terzo i tassi di natalità. Quest’ultimo dato è considerato da molti ed in particolare dalle donne motivo di maggiore libertà. Forse non lo si può considerare altrettanto positivamente in Italia, dove la ridotta natalità rappresenta un problema sociale consistente. Al di là delle varie opinioni in proposito, è interessante analizzare l’aspetto centrale, ossia il rapporto delle donne con la libertà. In concomitanza all’antagonista sete di potere, la libertà costituisce da sempre uno dei desideri umani più comuni, basti pensare al numero di persone che hanno perso (e purtroppo perdono tutt’oggi) la vita credendo nella sua conquista. Nel nostro Paese il suffragio universale del 1946 ufficializzò l’entrata delle donne nella vita politica. Tuttavia i primi veri accenni di libertà per le donne ci furono in seguito al boom economico degli anni Sessanta e in particolare dal Sessantotto in poi, anno celebre non solo per i movimenti studenteschi ma anche per le più aspre rivendicazioni femministe. Come in qualsiasi cambiamento radicale si assunsero presto posizioni talmente estremizzate da travisare il significato originale dei concetti alla base del Sessantotto stesso. A volte la libertà si trasformò piuttosto in un atteggiamento deviante, pari al liberismo più sfrenato che inneggiava addirittura all’anarchia. Attualmente permangono retaggi non trascurabili di una libertà impropria. C’è più libertà di scelta, ma quasi sempre si tratta di una libertà illusoria. Nella fattispecie della questione femminile la legge sull’aborto costituisce l’esempio lampante: una donna è libera di scegliere. Resta il fatto che le istituzioni non garantiscono una reale libertà di scelta. Molte donne di fronte alla mancanza di tutele da parte dello Stato, in caso di gravidanza, compiono una scelta quasi obbligata, tuttalpiù in nome di una “libertà” che trascura il valore della vita. L’uguaglianza fra uomo e donna deve essere garantita nei diritti e nei doveri, declinati in base alla natura fisica di ogni individuo. Tutte le donne sono madri potenziali: in ambito lavorativo si dovrebbe avere maggiore rispetto della donna in funzione di eventuali gravidanze, affinché la maternità non rappresenti un ostacolo alla carriera. La vera libertà delle donne esisterà quando esse saranno considerate uguali e allo stesso tempo distinte dagli uomini, in quanto dotate di caratteristiche proprie della loro natura. Il femminismo estremo ha ricercato nella mortificazione della femminilità un rimedio valido per “liberare” le donne, incorrendo in una sorta di autolesionismo. La volontà di emanciparsi come donne si è trasformata in un rifiuto di esserlo, e alla condanna dei tratti distintivi del genere. Nel tentativo di annullarsi uniformandosi ai tratti maschili, si può rintracciare una forma indotta di globalizzazione nell’identità sessuale, ben lontana dal concetto di libertà originario a cui miravano le vere donne.

giovedì 28 febbraio 2008

sabato 16 febbraio 2008

ADDIO AD UN ALTRO EROE: GIOVANNI PEZZULO


Oggi ci sono state le esequie di Giovanni Pezzulo, ucciso durante uno scontro a fuoco in Afghanistan dove si trovava in missione di pace. Il primo maresciallo costruiva concretamente la pace, con i fatti e non con le parole, spesso ostentate a tal punto da sembrare sminuire le grandi azioni come quelle dei nostri soldati in missione che ogni giorno rischiano la propria vita. Ma noi non dimenticheremo il tuo impegno e il tuo estremo sacrificio, perchè sono i fatti a fare la differenza. Addio EROE!

mercoledì 13 febbraio 2008

OLIMPIADI DI PECHINO: LO STOP DI SPIELBERG

Steven Spielberg ha rifiutato oggi l'incarico di consulente artistico per l'apertura e la chiusura dei giochi olimpici di Pechino. Il noto regista ha motivato il suo rifiuto dicendo che la sua coscienza non gli avrebbe consentito di continuare come se niente fosse. Inoltre ha aggiunto che da questo momento in poi il suo tempo e le sue energie saranno dedicati non alle cerimonie olimpiche ma a fare il possibile per porre fine agli indicibili crimini contro l'umanità commessi nel Darfur. La Cina infatti, oltre a non rispettare i diritti umani all'interno dei suoi confini, ha diretti interessi economici in Sudan, dove risulta il maggior investitore nell'industria petrolifera. Più volte la PRC è stata accusata di violare i diritti umani vendendo le armi al continente africano e rivelandosi così responsabile dei continui spargimenti di sangue. Auguriamoci che il no di Spielberg venga seguito da tanti altri.

domenica 10 febbraio 2008

10 FEBBRAIO: GIORNATA DEL RICORDO ALLE VITTIME DELLE FOIBE



DOMENICA 10 FEBBRAIO

Ore 15:30

Inaugurazione del Monumento

ai Caduti delle Foibe

Largo Vittime delle Foibe Istriane

(Metro Laurentina)

Ore 17:30

Fiaccolata del Ricordo

(Partenza Metro Laurentina)

sabato 9 febbraio 2008

IN RICORDO DI PAOLO DI NELLA

Il 9 febbraio del 1983 moriva dopo sette giorni di coma Paolo Di Nella, militante del Fronte della gioventù aggredito mentre attaccava manifesti per chiedere la riqualificazione di Villa Chigi. Sono passati ormai 25 anni da quella sera di febbraio, 25 anni che hanno visto un intera comunità umana e politica continuare la battaglia per il suo popolo, seguendo l’impegno di chi come Paolo, ha sacrificato la propria vita. Dopo tutto questo tempo è giunta l’ora di fermarsi un attimo e di riflettere su cosa eravamo e su cosa siamo, cosa è cambiato in questi anni e cosa invece è rimasto immutato. Per questo abbiamo deciso di dedicare a Paolo uno spettacolo con musica e parole, intraprendendo un viaggio per raccontare la nostra identità. Sala Overture (Via Tripoli 22) ore 20,00. Da 25 anni insieme in cammino per la libertà, tra musica e parole un racconto della nostra identità.

mercoledì 6 febbraio 2008

DISAGI METROPOLITANI

Come si può riscontrare nelle repentine trasformazioni delle città, oggigiorno le tendenze prevalgono sulle reali esigenze di ogni individuo. I problemi ai quali dobbiamo far fronte, quali il traffico automobilistico e il degrado dei centri storici, sono proprio due prodotti di un progresso ingannevole che non tiene conto della necessità di un preciso ordine urbanistico in grado di accogliere al meglio una popolazione in crescita continua.
Un tempo le città presentavano uno schema urbanistico rigido che distingueva le varie attività; il lavoro, il tempo libero, le attività commerciali ecc., venivano praticate in aree apposite (si pensi alla urbs romana con il mercato, le terme e via dicendo). Successivamente alle due guerre mondiali tale schema, in contemporanea allo sviluppo delle periferie, si è infranto. D'altronde la periferia, in antitesi alla città con un centro ben strutturato, è per molti aspetti casuale e per questo incompiuta, brutta, invivibile.
Di recente l'illustre architetto Renzo Piano è intervenuto fornendo le sue proposte atte a riqualificare gli agglomerati suburbani. Secondo Piano occorre intervenire tempestivamente integrando il tessuto urbanistico e sociale delle periferie al resto della città; per farlo si deve iniziare con la correzione delle attuali inadeguatezze strutturali che non garantiscono i requisiti minimi della vivibilità nelle periferie. Poi si deve procedere con l'inserimento di attività commerciali al fine di non ridurle a quartieri-dormitorio poichè accrescono le difficoltà d'integrazione etnica e fomentano l'alienazione umana. La riqualificazione edilizia risulta dunque rilevante nel combattere le problematiche sociali. Calvino diceva "Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra". La sfrenatezza irrazionale nelle costruzioni edilizie è sintomo di un declino, ahinoi sottovalutato, della società.

venerdì 25 gennaio 2008

LIBERI... DI RICOSTRUIRE

Gli ultimi tempi sono stati particolarmente nefasti per l'Italia, ma finalmente l'incubo è finito. Cosciente delle enormi difficoltà che si incontreranno nell'attuare un cambiamento piuttosto radicale e al tempo stesso immediato, spero comunque che gli scandali assurdi nei quali ci siamo trovati diano una spinta ulteriore ad un rinnovamento necessario. D'altronde dopo aver toccato il fondo non si può che risalire.
La gente vuole tornare a votare, è vero, ma nel contempo in molti non hanno fiducia di questa classe politica ormai scaduta. E come convincerli diversamente vista la realtà disastrata dell'Italia attuale? Con l'ennesimo discorso fuori luogo? Il dialogo è ben accetto, sia chiaro, ma reputo vergognoso parlare se si è privi di una vera volontà di agire. Idem dicasi per la facilità con cui si salta da una problematica all'altra, senza risolverne nemmeno una parte. In questi mesi se n'è sfoderata, all'occorrenza, sempre una nuova; poco importava se si trattasse di una problematica vera o presunta, l'essenziale era tirarla fuori per soppiantare la precendente e soprattutto il tentativo fallimentare di risolverla. Tutte chiacchiere al vento, con poche azioni oltretutto rivelatesi dannose per i cittadini.
Nei momenti di crisi le priorità sono altre: si è concreti e si inseguono solo i bisogni immediati come l'acquisto dei beni di prima necessità. Mai avrei pensato nel terzo Millennio, in un Paese come il nostro, di vedere impiegati statali costretti a contrarre debiti per fare la spesa. Servono a ben poco quei sottoprodotti di assistenzialismo dell'ultimo minuto, come la ridistribuzione del "tesoretto" alle famiglie bisognose: non saranno di certo i bonus ad arginare i loro problemi economici. Come avevo già scritto tempo fa in un commento, occorre una catarsi nella società, a partire dalla politica. Speriamo e impegnamoci affinchè sia la volta buona.

martedì 22 gennaio 2008

ADESSO BASTA!


lunedì 14 gennaio 2008

ITALIANI, VERGOGNA A VOI!

DA MALTA TUONA IL MONITO DI ROMANO, INDIGNATO CON GLI ITALIANI- Sabato Il Professore ha mostrato il suo lato più "autoritario": ha attaccato le regioni per la scarsa collaborazione dimostrata finora nella vicenda dei rifiuti in Campania definendola ''una vergogna per tutta l'Italia che deve essere risolta tutti insieme'' poichè ''non è ammissibile che un paese come l'Italia, in questa situazione, non dimostri una responsabilita' collettiva. Voglio vedere qual è la regione che si prende la responsabilità di non autorizzare il trattamento dei rifiuti senza danno e guadagnandoci qualcosa''. Prodi inoltre ha mostrato piccato, il suo disappunto riguardo l'immagine del Belpaese all'estero: ''Non voglio più sentire ironizzare le autorita' internazionali''. Ma le minacce del “premier” hanno placato ben poco gli animi e a mio dire avrebbero potuto aggiungere altra benzina al fuoco. Immaginate l’effetto di ricevere la ramanzina proprio da lui che avrebbe dovuto risolvere la questione-rifiuti in un batter d'occhio, così come avrebbe dovuto fare con tanti altri problemi. Prodi, con la sua incapacità di gestire la Cosa Pubblica, ha fatto affondare l'Italia fra lo scherno generale degli altri Stati, scrollandosi poi con disinvoltura le colpe di dosso fino a mostrarsi indignato con gli Italiani per la mancata disponibilità. Ma come può pretendere che tutti debbano pagare le colpe di altri? Gli Italiani hanno già pagato abbastanza: hanno perso la loro reputazione di fronte al mondo intero.
L'amministrazione è colpevole, ma è innegabile la complicità dei cittadini campani in una situazione definita in modo inappropriato “emergenza” dato che va avanti da anni con gli stessi criminali eletti dagli stessi cittadini. Nel frattempo si sono accesi scontri anche in altre regioni a cui saranno destinate parte dei rifiuti campani. Di particolare rilievo sono state le rivolte della popolazione in Sardegna: represse a suon di manganellate, “stranamente” non hanno suscitato troppe polemiche nei confronti della violenza sui manifestanti come fu invece per gli scontri di Genova. Addirittura si è avanzata l’ipotesi di un pagamento ai manifestanti per creare disordine, a dimostrazione che la democrazia in Italia è un concetto molto relativo.
Concludendo, occorre rimuovere e punire gli artefici di questa vergogna nazionale e, per il bene del Paese, mettere un momento da parte la democrazia in Campania, inapplicabile in un corpo elettorale perlopiù incapace di intendere e di volere. Deve avvenire tutto il prima possibile: i focolai di guerriglia potrebbero sfociare in qualcosa di più grave. Speriamo si possa confermare il proverbio “sbagliando s’impara”, anche se in effetti non è la prima volta che si sbaglia e per correggere si dovrà intervenire dall'esterno.

giovedì 10 gennaio 2008

E' DAVVERO FINITA L'EMERGENZA ROM?

Come ogni problema che si rispetti in Italia è stato inizialmente denunciato con grande preoccupazione, forse per tentare di convincere gli Italiani che in Parlamento ci si dava da fare. Ma una volta giunti alla conclusione dell'ennesima impossibilità di stipulare un accordo, si è preferito mettere tutto in sordina appigliandosi ad altri problemi emergenti. Il risultato? L'emergenza dei rom, benchè non se ne parli più, continua: la loro massiccia presenza finora nota solo nei centri urbani, si può constatare adesso anche al casello dell'autostrada.
Durante le festività sono stati trasmessi dossier interessanti circa i campi rom abusivi, purtroppo in ora tarda e in un periodo in cui si preferisce stare allegri insieme alla famiglia piuttosto che davanti alla tv. Mi rammarico perchè la gente, da nord a sud dello stivale, dovrebbe conoscere la realtà delle grandi città e soprattutto delle periferie, dove gli stessi connazionali sono costretti a fare i conti con costanti rapine e violenze d'ogni sorta, circondati da baraccopoli che avanzano minacciose, talvolta occupando proprietà private. In uno di questi reportage si intervistava per l'appunto, il titolare di un'azienda per il deposito di containers nei pressi di Milano. Probabilmente chiuderanno presto i battenti per le ingenti perdite dovute alla prepotenza impunita dei nomadi, i quali in tempi brevissimi, trasformano le vaste aree che invadono, in discariche. Entrano nei containers, ci abitano per qualche tempo e poi, quando la sporcizia all'interno diventa insostenibile (ovviamente secondo i loro standard di igiene) incendiano tutto e cambiano "casa". Tranquilli, proseguono il soggiorno con "ogni comfort", circondati da chincaglierie accostate a elettrodomestici all'avanguardia, rubati come la corrente elettrica con cui funzionano. Ignorano che molto probabilmente ai figli, cresciuti nel degrado e senza un'istruzione, non spetterà una sorte diversa dalla loro. E' uno spettacolo desolante, mi auguro finisca presto.

IN RICORDO DI ALBERTO GIAQUINTO

Mercoledì 10 gennaio 1979. E' passato un anno dalla strage di Acca Larentia, dove tre ragazzi, militanti del Fronte della Gioventù, venivano trucidati. Ad un anno di distanza i colpevoli sono ancora liberi di colpire impunemente; è contro questo stato di cose che il FdG e il Fuan, le organizzazioni giovanili del Movimento Sociale, hanno organizzato delle manifestazioni di protesta in diversi punti della città; gli animi sono già caldi e la situazione è tesissima, la polizia ha infatti vietato un corteo silenzioso nel centro di Roma.
Quartiere Centocelle. I palazzi fatiscenti rendono la borgata ancora più cupa a triste. Nella zona c’è una sede della D.C., è lì che giovani missini hanno deciso di urlare la loro rabbia, trovando in quella sede il simbolo di tante angherie e ingiustizie. Finita senza incidenti la manifestazione, i ragazzi cominciano ad allontanarsi, solo Alberto ed un altro ragazzo si attardano; sopraggiunge nel frattempo una macchina civile della polizia, una 128 bianca, dalla quale scendono due poliziotti in borghese che cominciano a seguire per qualche metro Alberto ed il suo amico. Improvvisamente uno dei due, Alessio Speranza, si piega sulle ginocchia, come si fa al tiro a segno, tenendo la pistola a due mani, puntando con calma, spara un colpo che raggiunge Alberto alla testa. Gli assassini spostano la loro macchina, in modo da proiettare i fari su Alberto che sta morendo. Appare chiaro ed evidente, a tutta la gente che accorre, che Alberto è disarmato. Dalle testimonianze i due assassini fanno allontanare tutti, facendo rimanere Alberto sull’asfalto per più di venti minuti, tremante e morente. Da subito la versione ufficiale è che il giovane Alberto Giaquinto era armato di una P38 e quindi ha provocato una legittima difesa. Dopo la prima versione, fatta miseramente cadere, arriva la seconda che afferma che la pistola non c’è, ma ci sono delle munizioni nella sua tasca. All’ospedale S.Giovanni, dove viene trasportato con colpevole e fatale ritardo, Alberto ritrova nella breve ora che gli resta l’amore della famiglia accorsa in preda all’angoscia e all’incredulità. In quel letto di morte Alberto appare ancora più piccolo e indifeso, lui forte, aitante e autentico inno alla vita com’era; amava dire che avrebbe avuto tempo per scendere a compromessi, adesso voleva solamente fare quello che sentiva giusto, servire il suo scomodo, pericoloso, difficile ideale. Torna alla mente la sua cameretta con la libreria ordinata e la scrivania ancora piena di libri, la bandiera tricolore con il simbolo del MSI, in bella evidenza; gli amici e i camerati delle ore di impegno politico, con cui divideva anche i soldi per fare un volantinaggio o passare lunghi pomeriggi a discutere di problemi reali e attuali. Esattamente alle ore 20:30, due ore e 18 minuti dopo il ferimento, Alberto muore. Nello stesso istante in cui Alberto moriva, la sua casa veniva oltraggiata da una perquisizione senza un ordine scritto, effettuata da sgherri del sistema che mettevano a soqquadro la casa, cercando non si sa bene cosa; non contenti di ciò banchettarono con disinvoltura nel salone. Attualmente il boia Alessio Speranza è in libertà. Nostro fratello Alberto ci ha lasciato. Aveva 17 anni.

domenica 6 gennaio 2008

ACCA LARENTIA, 30 ANNI DOPO














Trent'anni senza giustizia, trent'anni di presenti, di manifestazioni e di iniziative. Un popolo sempre troppo sordo di fronte al sacrificio di chi cadde sulla via dell'onore e della libertà. Un elenco di ragazzi, un elenco di martiri ed eroi, un elenco troppo lungo... E quest'anno, il nostro 7 gennaio, la nostra giornata della memoria, dovrà essere davvero speciale. E' il trentennale.... TUTTI sono invitati, TUTTI, nessuno escluso, da AN ai cosiddetti "canisciolti", ai reduci della RSI a chi negli anni 70 ha lottato prima di noi... TUTTI saranno accolti, tutti saranno rispettati. Per un giorno polemiche, veleni, divisioni, logiche politiche dovranno fare spazio al ricordo di chi ha donato la vita per una nazione migliore. ONORE AI CAMERATI CADUTI - 7 GENNAIO LUTTO NAZIONALE

PER NON DIMENTICARE, LUNEDI' 7 GENNAIO 2008:

Ore 15.00 Santa Messa in onore dei camerati caduti presso la Chiesa S. Gaspare del Bufalo, via Borgo Velino 1 (Colli Albani)

Ore 17.00 Fiaccolata in ricordo dei camerati caduti al parco delle rimembranze

Ore 18.00 CORTEO: partenza Piazza San Giovanni - Coin